Lucia Pozzo, navigatrice torinese classe 1961, è una donna decisamente sportiva, che dall’età di quattro anni si è cimentata negli sport più disparati, riportando notevoli risultati agonistici.

I suoi natali piemontesi la portano dapprima a orientarsi su discipline di montagna quali lo sci alpinismo, l’arrampicata, il trekking, poi sull’equitazione, fino a farla approdare alle pedane della scherma dove si distingue nella categoria juniores.
Intraprende gli sport acquatici partendo dall’alto, cioè scendendo torrenti spumeggianti in kayak e irrobustendo la muscolatura con il windsurf negli anni in cui, in Italia, questo attrezzo era ancora conosciuto.

Si avvia allo sport della vela solo a diciassette anni, cimentandosi in competizioni con barchette monotipo quali il Laser e il 470, e ottenendo soddisfacenti risultati, se consideriamo che é stata una velista autodidatta; scuffia di tanto in tanto nelle gelide acque dei laghi del nord d’Italia, e questi bagni involontari la temprano, convincendola che la vela è uno sport davvero avventuroso e affascinante.

Se volete saperne di più a proposito della sua carriera velica, dei suoi inizi nautici e dei motivi che l’hanno spinta a diventare un marinaio e non una guida alpina, vi rimandiamo al suo primo libro, umoristico e autobiografico, edito da Mursia nella collana della "Biblioteca del mare": Donne in Mare, premiato nel 1996 con il "Leudo d'argento" e con il "Piatto di Nettuno", e nel 1997 con il riconoscimento de "I Dioscuri” dedicato agli uomini di mare.

Nel 1981 inizia la sua vera e propria carriera professionale, tenendo corsi teorici e pratici per il conseguimento della patente nautica presso le sedi della Lega Navale Italiana e apprendendo i segreti delle manovre a vela sulla pelle degli suoi allievi.

Per quel che riguarda il lato culturale, anche se in gioventù ai banchi della scuola preferiva la movimentata vita all’aria aperta, si è laureata a pieni voti in Architettura presso il Politecnico di Torino con una tesi sperimentale di indirizzo navale: la progettazione di una barca a vela realizzata in ferro cemento molto sottile, alleggerito con degli inerti speciali; in una città senza il mare non si poteva fare di più. Si è poi specializzata nell’ambito della sua vera passione, la ricostruzione statica di imbarcazioni d’epoca a vela, preferibilmente con armo aurico e costruite in legno; barche di cui prenderà il comando dopo averne seguito il restauro in cantiere.

Più marinaio che architetto, nel 1985 si fa sponsorizzare una serie di regate importanti, anche se negli ambienti nautici non è ancora conosciuta.
Raduna il primo equipaggio italiano composto da tutte donne, alcune senza specifiche competenze nautiche, e le allena su una barca che battezza con il nome “Invicta Delfino Rosa”, che sulla fiancata porta dipinto un gran delfino con occhioni azzurri e lunghe ciglia. Lo sponsor si aspetta un ritorno di immagine, dovuto all’originalità dell’equipaggio e a eventuali scandali e pasticci combinati dalle fanciulle, più che ai loro successi.

A dispetto dei pronostici, la skipper e timoniere della barca, ottiene immediatamente numerose vittorie, tra cui la famosa e impegnativa regata “Cinquecento per due”, riservata a due soli membri di equipaggio, la “Giraglia”, la “Coppa Italia”.
Seguono un secondo posto alla “Rimini Corfù Rimini” e ottimi piazzamenti in altre regate internazionali e campionati italiani. L’equipaggio femminile dà lustro al suo capitano per ben tre anni; a questo punto della carriera, una prestigiosa fabbrica di automobili, affascinata dal binomio di un equipaggio femminile e di un comandante donna che si occupa di restauro di barche d’epoca, rende possibile allo “Stint ex Adriaco”, un tredici metri del 1908, appartenente alla classe 8 metri stazza internazionale, la partecipazione ai più prestigiosi raduni di vele d'epoca del Mediterraneo, con la vittoria del premio “Donne in Carriera” al trofeo Dipartimento Alto Tirreno.
Si dice che la veloce barca sia appartenuta al mitico Barone Rosso, asso dell’aviazione della prima Guerra Mondiale e che il suo fantasma aleggi tra le giovani ragazze.

Nei tempi non dedicati alle regate o agli allenamenti, Lucia trasferisce barche su e giù per l’Oceano Atlantico e fino a oggi ha all’attivo più di quindici traversate, qualcuna compiuta da est a ovest, sul filo dei venti caldi denominati alisei, altre da occidente a oriente, impegnata in combattimenti di bolina contro le tempeste delle latitudini più a nord.

Il lavoro che però affascina maggiormente Lucia consiste nello scovare, per facoltosi armatori, imbarcazioni di pregio abbandonate, consigliarne l’acquisto, seguirne il restauro.
Questa attività l’ha portata a immergersi nei polverosi archivi dei più prestigiosi cantieri navali del mondo e le ha dato l’opportunità di imparare le antiche tecniche della carpenteria navale, oltreché di realizzare personalmente impiombature sul sartiame in acciaio e sui cordami, calafatare uno scafo e piegare il fasciame con il vapore.
Ma soprattutto le ha permesso di far navigare nuovamente alcune splendide Signore dei Mari, che risalgono ai primi del Novecento e, in qualità di comandante, di condurle in crociera e in regata.

Nei momenti liberi non si allontana dal mare, ma collabora con un’équipe subacquea di ricerche archeologiche nelle acque francesi, facendo immersioni mozzafiato e scrive articoli tecnici su patinate riviste nautiche.
Nel 1992 una delle più belle barche d'epoca del Mediterraneo è in fase di restauro e ha bisogno di un comandante che si occupi di armarla e di farla navigare: si tratta del bellissimo ketch aurico di 19 metri “TIRRENIA II", del 1914, di proprietà del Presidente dell'AIVE, l'Associazione Italiana Vele d'Epoca.
Lucia sarà il comandante di questa barca fino al maggio del 1995, quando passerà a fare lo skipper, durante i raduni, sullo Zaca, goletta aurica di 36 metri, varata nel 1928.

Nel 1995 viene selezionata dall'associazione francese "CHALLENGE OCEANES", in cui navigatrici di fama internazionale corrono regate atlantiche d'altura su barche della classe Open. "Whirlpool" è il primo catamarano, con l'equipaggio femminile di Lucia, classificato al Giro d'Europa 1995; lo sponsor riconferma l'impegno alle fanciulle nella Québec-Saint Malo del 1996: le veliste si classificano al primo posto di categoria, con il 60 piedi Open "Whirlpool-Femme-Europe 2".
Per consolidare l’esperienza di meteorologia, Lucia passa una stagione a seguire le imbarcazioni da diporto nel Centro Meteo Mursia di Portofino, che si occupa dell’elaborazione e della diffusione dei bollettini nautici ai naviganti.

Nel 1998 è al comando della goletta d'epoca di 21 metri "Emilia", varata nel 1930 per la Coppa America e presente ai più prestigiosi raduni di veterane del mare italiani e francesi.

Nel novembre dello stesso anno, la skipper torinese é al timone dell'imbarcazione italiana alla "CHIRAA 98 First Women Regatta Around TUNISIA", competizione che ha visto impegnate le migliori veliste della Comunità Europea, a favore dell'affermazione e dell'indipendenza della donna nel mondo arabo-islamico.

Lucia, molto conosciuta nell'ambiente della nautica italiana e francese, per essere stata fino a pochi anni fa l’unico comandante donna in un ambito ancora dominato dagli uomini, si è fatta per anni promotrice di associazioni e cooperative per la tutela e il riconoscimento della figura professionale dello skipper e del marinaio da diporto.

Dal 2001 la navigatrice sparisce quasi completamente dai campi di regata e dai raduni delle vele d’epoca. I maligni insinuano che si sia ormai ritirata dall’attività, ma la skipper ha invece allargato i suoi orizzonti e compie due giri del mondo su barche differenti, nel circuito dei World Rallies inglesi e francesi. Queste navigazioni le permettono di visitare i luoghi più belli dell’emisfero sud, di attraversare due volte il Pacifico, di navigare nell’Oceano Indiano e di cimentarsi con i pirati e con i venti contrari del Mar Rosso.
Nel 2010 si cimenta ancora una volta con una regata d’altura in equipaggio di due persone, con un’altra donna. Le condizioni meteo sono proibitive, ma Lucia e la sua prodiera condurranno il 14 metri Fieramosca alla vittoria.
Queste e altre simpatiche vicende e navigazioni, sono ampiamente raccontate nei suoi libri, che narrano le avventure di mare del comandante donna e dei suoi equipaggi, condite da una schietta vena di umorismo e femminilità.

Attualmente, quando non naviga, Lucia vive con la famiglia e con i suoi animali in cima a una montagna nella provincia di Torino, in una baita ristrutturata che risale all’Ottocento, dove disegna, e scolpisce originali mobili di design ispirati ai luoghi esotici che ha visitato. Da questo connubio mare-montagna, è nato il libro “Naufragio in alta quota” edito da Baima e Ronchetti.